FEMMINILE, IL LUOGO DELLA CURA
facilitata da BENEDETTA TRINGALE e TIZIANA CODA-ZABET // VIVENCIA
Sabato 18 giugno 2022
H 11.30 – 12.30 – IN NATURA
ABSTRACT
Perché femminile?
Se cerchiamo nei dizionari, il termine Femminile esiste solo in quanto aggettivo, e significa: relativo a qualcosa o qualcuno di genere femminile.
Interessante vedere quali sono i sinonimi indicati, cioè quali sono le qualità riconosciute al femminile nella nostra società “tanto evoluta”: effeminato, debole, fiacco, molle, snervato, muliebre oppure , in senso figurato: dolce, tenero, delicato, fragile, grazioso, aggraziato, armonioso.
Continuando a leggere sul Femminile, in Internet, trovo : iO Donna: il femminile del Corriere della Sera. Segui le news e le tendenze su: moda, beauty, gossip, attualità, benessere e cultura con iO Donna, il femminile del Corriere della Sera.
Carino, eh???? Il Femminile viene spacciato ancora per “Quella cosina graziosa, che ti rende piacevole una serata, che pensa poco, non ne sa di politica e di sociale, e non crea troppi problemi”.
Ebbene, noi di questo aggettivo ne abbiamo fatto un sostantivo. Un’assunzione di identità, di valore, di dignità. Il riconoscimento di una forza, diversa e complementare a quella del maschile, ma altrettanto fondamentale .
E siamo andati oltre, abbiamo fatto del femminile un luogo, al di là e al di fuori dei corpi, un luogo che può trovarsi ovunque: nella donna, nell’uomo, nelle situazioni, nelle case che abitiamo, nei quartieri delle nostre città, nella natura…
Quindi può trovarsi ovunque ci si viva come strumenti di vita, medium della vita, ovunque si riconosca che la vita è la linea-guida di tutta l’evoluzione, ovunque ci siano ego poco “gonfiati”, che sentano che ognuno di noi è piccola cosa, transeunte, venuta al mondo per aggiunger qualcosa di unico, ma poi per passare il testimone e perdersi “volentieri” nel grande fiume del vivente.
(Esempio della domanda di Andrea, bambino della scuola biocentrica: ”Tizi, perché si muore?” “Per lasciare il posto a quelli che nascono. Io morirò volentieri per lasciare la terra a voi.” Questa risposta parve sufficiente sul momento, ma dopo alcuni giorni Andrea mi si avvicinò e mi disse, accorato: “Tizi, io ho capito la tua risposta, però non voglio morire!” non mi restò che abbracciarlo, sentendo in lui lo sgomento che ogni individuo prova davanti al mistero della morte. In quel momento eravamo fratelli, non c’erano più il bambino e l’adulto.)
Può trovarsi ovunque si riconosca che il principio antropocentrico è giunto al capolinea, e che la sopravvivenza esige un cambio di paradigma al principio biocentrico: mettere più vita nella vita, prendendosi cura di ogni forma del vivente.
E dunque cos’è la cura?
Certamente una delle caratteristiche che immediatamente la parola “cura” evoca è la disponibilità all’ascolto, l’attenzione all’altro, la capacità di condivisione con l’altro, saper enfatizzare il sostenere rispetto all’acquisire.
Dunque, non si diventa ”padroni” o “proprietari” delle persone o delle forme di vita e di pensiero di cui ci si prende cura (come è stato evidente in questi ultimi anni), ma si cerca di sostenerle, rispettando la loro identità e la modalità di espressione loro propria, ANCHE SE NON CI CORRISPONDONO /GRATIFICANO.
Dunque la cura implica umiltà rispetto al riconoscimento dei limiti e dell’imprevedibilità, un accogliere di buon animo ogni manifestazione di vita.
Cura è anche DARE FORMA AL VIVENTE, non cercando di imprimere la forma che vogliamo/in cui crediamo, ma semplicemente un trovare spazio adeguato alle cose, in modo che si dispongano armonicamente attorno a noi e ci “parlino”. Il che presuppone creatività, il piacere della scoperta, della meraviglia del visitare la realtà come ‘se fosse la prima volta’, il non dare per scontato.
ANDARE OLTRE L’ESTRANEITÀ per progettare e costruire un mondo più accogliente e vivibile.
Evelyn Fox Keller ha analizzato le peculiarità di vita e di lavoro scientifico che hanno portato Barbara McClintock a sviluppare una metodologia dell’ascolto della natura ispirata non al distacco dell’osservatore dall’oggetto, ma alla ‘sintonia con l’organismo’
“Che cosa rese McClintock capace di vedere più lontano e più in profondità dei suoi colleghi nei misteri della genetica?
La risposta che lei dà è semplice e ritorna in continuazione: occorre avere il tempo di guardare, la pazienza di ‘ascoltare ciò che le cose hanno da dire’, occorre avere l’apertura mentale di ‘ lasciarle venire da te ’. Soprattutto occorre ‘sentirsi in sintonia con l’organismo’.
Si deve capire ‘come ogni organismo cresce, capirne le parti, capire quando succede qualcosa di sbagliato. Un organismo non è semplicemente un pezzo di plastica, è qualcosa in continua relazione con l’ambiente.
Occorre conoscere la pianta così bene, che se qualcosa cambia puoi guardarla e capire subito da dove ha origine il danno che vedi: qualcosa che l’ha graffiata di passaggio, qualcosa che l’ha punta, o qualcosa causata dal vento. Occorre sentirsi in sintonia con ciascuna singola pianta.
Non esistono due piante esattamente uguali. Ciascuna è diversa, e di conseguenza è necessario saper riconoscere quella differenza. Io comincio con la piantina, ancora piccola, e non voglio lasciarla. Non ho la sensazione di conoscerne la storia se non ho avuto modo di osservarla durante la sua crescita. Così conosco ogni pianta del campo. Le conosco intimamente, e ricavo un immenso piacere dalla loro conoscenza.”
La vita ha bisogno di tempo. Anche in mezzo ai ritmi nevrotici di oggi, quando ci si occupa di un bimbo o di un vecchio, diviene evidente che sono quei tempi lenti, tranquilli, ad essere necessari. E il piacere che si ricava viene da questa attenzione, dalla ricerca di quali gesti, quali sguardi, quali parole siano le più adeguate per la persona e la situazione. Gesti, sguardi, parole che nascono dall’amore.
L’amore che guida l’evoluzione.
Biocentrico=Amorcentrico?
BENEDETTA TRINGALE
Benedetta Tringale sono nata a Catania l’11 febbraio 1957 e vivo da 42 anni a Firenze, mi piace definirmi un’esploratrice dell’umanità, comincio la professione di insegnante elementare e proseguo la mia formazione come psicologa e psicoterapeuta.
Mi appassiono alla Biodanza, divento facilitatrice ed approfondisco la metodologia, conseguendo varie estensioni. Proseguo la mia esplorazione con la pratica della Comunicazione empatica ed è questa esperienza che voglio portare al Symposium.
TIZIANA CODA-ZABET
Sono stata insegnante nella scuola dell’obbligo, occupandomi di dinamiche relazionali e di educazione alla salute. La mia formazione è iniziata da bambina con corsi di danza classica e continuata da adulta con danza jazz e moderna, meditazione Zen, teatro, aikido, tai qi, Biodanza, massaggio, floriterapia, cristalloterapia, reiki, in Italia, Argentina, Brasile e Srj Lanka.
Dal 1993 facilito Biodanza per gruppi di adulti e bambini oltre che in istituzioni, come didatta insegno in scuole italiane e all’estero. Oggi sono co-direttrice della Scuola di formazione di Biodanza del Piemonte e Presidente della Rete Scuole di Biodanza italiane, e formatrice in Educazione biocentrica.
Dagli anni ’90 mi occupo di massaggio e ho condotto corsi di avviamento al massaggio “Masaje Vivencial”, creato da Maite Bernardelle. Sono Reiki Master. Accompagno percorsi individuali con trattamenti di floriterapia, cristalloterapia, massaggio e reiki. Conduco gruppi di meditazione Zen.
Nel 2002-2003 , in collaborazione con Roberta Ceraolo, ho organizzato un ciclo di conferenze sul tema: ’Le vie della guarigione. Riflessioni sulla consapevolezza come autoguarigione’ partecipando come conferenziera con ‘L’arte del contatto’ con relativa pubblicazione, Edizioni Angolo Manzoni. Nel 2007 ho collaborato con il gruppo culturale ‘Oròn orònta’ in una serie di appuntamenti con la filosofia.
Nell’ambito della scuola dell’obbligo tengo conferenze sull’educazione affettiva e sull’educazione biocentrica.